Il trattamento prolungato con Vastarel migliora la classe funzionale e la funzione ventricolare sinistra nei pazienti con insufficienza cardiaca


Studi clinici di piccole dimensioni hanno mostrato che la Trimetazidina ( Vastarel ) favorisce la preservazione della funzione ventricolare sinistra e migliora il controllo dei sintomi nei pazienti con insufficienza cardiaca post-ischemica.

Ricercatori dell’Università Vita/Salute San Raffaele di Milano ( Italia ) hanno valutato se l’aggiunta per un lungo periodo della Trimetazidina al trattamento convenzionale fosse in grado di migliorare la classe funzionale, la tolleranza all’esercizio e la funzione ventricolare sinistra nei pazienti con insufficienza cardiaca.

Un totale di 55 pazienti con insufficienza cardiaca sono stati allocati in modo casuale alla terapia convenzionale con aggiunta di Trimetazidina ( 20mg 3 volte al giorno ) ( 28 pazienti ) o solo terapia convenzionale ( 27 pazienti ).

Il periodo di follow-up medio è stato di 13 mesi.

Al momento dell’ingresso nello studio e nel corso del periodo osservazionale, tutti i pazienti sono stati sottoposti a test da sforzo e ad ecocardiografia bidimensionale.
E’ stata anche valutata la classe funzionale NYHA ( New York Heart Association ) e la frazione d’eiezione.

Nel gruppo Trimetazidina è stato osservato un significativo miglioramento della classe funzionale NYHA rispetto al gruppo terapia convenzionale ( p < 0.0001 9.

Il trattamento con Trimetazidina ha ridotto in modo significativo il volume telesistolico ventricolare sinistro ( p = 0.04 ) ed ha aumentato la frazione d’eiezione ( p = 0.002 ).

Nel gruppo terapia convenzionale, sia i volumi telediastolici che telesistolici ventricolari sinistri sono aumentati ( p = 0.1 ), mentre la frazione d’eiezione si è ridotta in modo significativo ( p = 0.02 ).

I dati dello studio hanno indicato che il trattamento prolungato con Trimetazidina migliora la classe funzionale e la funzione ventricolare sinistra nei pazienti con insufficienza cardiaca. ( Xagena_2006 )

Fragasso G et al, J Am Coll Cardiol 2006; 48: 992-998




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