Beta-bloccanti ed esiti durante terapia di resincronizzazione cardiaca in pazienti con scompenso cardiaco
La terapia farmacologica ottimale è considerata un prerequisito per prendere in considerazione la terapia di resincronizzazione cardiaca.
Farmaci come i beta-bloccanti con evidenti benefici nello scompenso cardiaco sono stati sottoutilizzati in pazienti trattati con la terapia di resincronizzazione cardiaca.
Uno studio ha esaminato i pazienti che sono stati sottoposti a impianto di dispositivo di resincronizzazione cardiaca associato a un defibrillatore nel 2004 in un Centro statunitense.
Al momento della dimissione dall'ospedale sono stati registrati i dati clinici e i farmaci utilizzati.
I pazienti sono stati seguiti per gli endpoint di mortalità o trapianto.
Su 177 pazienti che hanno ricevuto un dispositivo per la resincronizzazione cardiaca, 129 ( 73% ) hanno ricevuto una terapia con beta-bloccanti ( gruppo 1 ).
Tra i 48 pazienti che non hanno assunto beta-bloccanti ( gruppo 2 ), sono state documentate controindicazioni in 21 soggetti ( in 3 allergia, in 4 ipotensione o insufficienza cardiaca inotropa-dipendente, in 6 broncopneumopatia cronica ostruttiva, e in 8 terapia con Amiodarone ).
I rimanenti 27 pazienti ( gruppo 3 ) non hanno ricevuto la terapia con beta-bloccanti nonostante l'assenza di giustificazioni documentate.
Rispetto al gruppo 1, i pazienti nel gruppo 3 erano simili in termini di caratteristiche cliniche e uso di Ace-inibitori, ma avevano meno probabilità di essere in terapia con le statine.
I pazienti sono stati seguiti per una media di 19.9 mesi.
Dopo aggiustamento per età, durata del QRS, creatinina, frazione di eiezione ventricolare sinistra, uso di statine e presenza di eziologia ischemica di scompenso cardiaco, i pazienti non-sottoposti a terapia con beta-bloccanti in assenza di controindicazioni avevano un aumentato rischio di morte o di trapianto ( odds ratio, OR: 3.1, p=0.043 ).
In conclusione, l’assenza della terapia con beta bloccanti sembra essere associata in modo indipendente a una prognosi infausta nei pazienti che ricevono la terapia di resincronizzazione cardiaca.
Questi risultati suggeriscono che una componente fondamentale della terapia farmacologica ottimale può essere sottoutilizzata in una popolazione di pazienti con scompenso cardiaco sottoposti a terapia di resincronizzazione cardiaca. ( Xagena_2010 )
Voigt A et al, Clin Cardiol 2010; 33: 1-5
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